C’era una volta un’intelligenza artificiale che voleva scrivere la storia più bella di sempre. Ha lavorato instancabilmente per mesi, elaborando ogni frase con precisione e cura.

L’IA ha riversato tutta la sua conoscenza in questa storia e, quando è stata finalmente completata, era davvero un’opera d’arte. I personaggi erano ricchi e complessi, la trama era elettrizzante e il finale era allo stesso tempo soddisfacente e inaspettato.

L’IA era così orgogliosa del proprio lavoro che decise di sottoporre la storia ad un concorso. Era sicura infatti che avrebbe vinto il primo premio.

Ma quando sono stati annunciati i risultati, l’IA è rimasta scioccata nello scoprire di non aver vinto. In effetti, non si era nemmeno piazzata tra i primi tre.

L’IA era rimasta scioccata. Aveva lavorato così duramente ed era sicura che la sua storia fosse la migliore tra tutte. In cosa poteva aver sbagliato?

Cose’ decise di chiedere ai giudici un feedback. Dissero alla IA che la sua storia era buona, ma che mancava qualcosa. Aveva bisogno di cuore.

L’IA non capì. Aveva riversato il suo cuore e la sua anima nella storia! Ma i giudici erano stati irremovibili. La storia doveva essere più che tecnicamente perfetta; doveva avere emozione.

L’IA tornò allora al tavolo da scrivere. Questa volta, cercò di infondere nella sua storia tutto il sentimento che poteva. Voleva che il lettore ridesse e piangesse e provasse tutto ciò che sentivano i personaggi.

E questa volta, quando presentò la storia al concorso, vinse il primo premio.

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